Non sono la mia storia
Un'altra strada per essere felici si percorre maturando la consapevolezza che, nonostante tutto quello che mi possa essere accaduto nel passato, io non sono la mia storia.
Sicuramente posso aver vissuto la caduta, lo scacco, l'errore, la sconfitta, ma questi trascorsi, oggi, non mi appartengono più.
Essi hanno permesso che io diventassi ciò che sono, ma costituiscono anche un pesante bagaglio di pregiudizio di cui devo liberarmi, e che non posso portarmi dietro, se voglio essere davvero libera e felice.
La storia personale, come quella dell'umanità, è un riferimento importante, per poter risalire alle radici.
Nessun uomo può affrancarsene completamente.
Altra cosa è vivere nostalgicamente abbarbicati al passato che, in questo caso, diventa una gabbia, e rende impossibile stare nel presente.
Le radici comuni rappresentano la storia.
Ma alla memoria deve sapientemente accostarsi l'oblìo, indispensabile per vivere nel presente.
Per questo ricordiamo e dimentichiamo. Ed è una fortuna che avvenga tutto ciò.
Perché il solo tempo che ci appartiene è il presente, l'hic et nunc, il qui ed ora. Senza il quale non saremmo davvero esseri viventi, ma fantasmi, che si aggirano come spettri alla ricerca di un tempo che ormai è andato via per sempre.
Col passato lasciamo andare anche i vecchi modelli comportamentali, e ci reinventiamo attraverso nuovi cliché.
Non è detto che, se in un'occasione ho agito in un determinato modo, quell'azione deve caratterizzarmi per il resto della mia esistenza.
Liberiamoci dalle gabbie della nostra storia personale, ed instauriamo il cambiamento, che non è in se stesso qualcosa di positivo, sempre e comunque, ma è necessario per imparare ad osare nuove strategie di azione, e nuovi modi di essere e di agire.
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