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Visualizzazione dei post da settembre, 2018

Vivere il dolore

Bisogna lasciarsi sopraffare dal dolore per viverlo intensamente e poi liberarsene. Soffocare le emozioni, anche quelle negative, può fare molto male. Bisogna lasciarsi andare al dolore e alla sofferenza, vivendoli intensamente, perché questa è la sola strada possibile per liberarsene. Il dolore negato e non risolto resta lì, in un cantuccio dell'anima, pronto a riemergere cronicizzandosi e somatizzando. Quando si soffre bisogna raccontare, dire, sfogarsi, verbalizzare a parole ciò che si prova. Esternare gli stati d'animo è la prima terapia contro la sofferenza psichica e la malattia. Ed è necessario piangere, se serve a sciogliere il nodo. Solo così, dopo averlo raccontato e sofferto fino in fondo, il dolore si scioglierà. E si potrà andare oltre, ricominciando a vivere.

Cambiare strada

Un filosofo antico di nome Socrate non scrisse nulla, perché riteneva che la filosofia fosse l'arte del dialogo, e che scrivendo le verità si crillallizzassero, senza poter essere mai più modificate nel corso del tempo. Il percorso filosofico come quello umano è caratterizzato da continui cambiamenti di rotta, proprio perché la vita è movimento e ciò che si muove si presenta in continua evoluzione. Nessuno può pensare di decidere la sua esistenza una volta per tutte, perché ci saranno molti eventi che porteranno su altre strade. Non fare progetti per il futuro, e vivere alla giornata, potrebbe essere un potente antidoto contro il rischio di prefabbricarsi un modus vivendi che potrebbe diventare un'asfittica gabbia di morte. Fare progetti con la consapevolezza che niente è per sempre, vuol dire essere in grado di ammettere che si può cambiare idea, e strada. Nessuno può indicare, definitivamente, la strada del proprio cammino. Voler percorrere un trag

La deriva

Viviamo in un mondo violento, dove l'uomo è tornato ad essere lupo per l'altro uomo. I femminicidi aumentano, e si conta un fatto di sangue ogni due giorni. Persino tra ragazzi giovani e minorenni i conti si pareggiano ormai con la pistola. Si esce di casa ma si teme di essere aggrediti e minacciati da malviventi. Ma i nemici più pericolosi li abbiamo in casa, o tra gli amici. Bisogna aver paura dell'altro. Perché insieme non si dialoga più. Si sta su internet, online, a mandarsi cuori dietro gli schermi del pc. O si litiga su una tastiera. Ma l'incontro faccia a faccia è diventato difficile e intollerabile. E spesso culmina nell'esplosione violenta che, non di rado, finisce con la morte di uno dei due interlocutori. Ma davvero è necessario arrivare a tanto? Quale movente può essere così rilevante da dover costare la vita? Viviamo appartati in un mondo di solitudine, in cui il contatto fisico scompare dietro il cellulare. E poi,

Solitudine e dialogo interiore

Molti temono la solitudine, non perché hanno paura di restare soli, quanto piuttosto perché non sanno stare soli con se stessi.  Il bisogno e la necessità di riempire il vuoto della nostra presenza ci porta a circondarci di gente che ci faccia dimenticare chi siamo. Prima degli altri, invece, veniamo noi. E finché non sapremo farci compagnia, non ameremo la solitudine. Una buona occasione per sfruttare al meglio il rimanere soli con noi stessi è il dialogo interiore, che stimola quel "conosci te stesso" di antica memoria socratica. Come possiamo difatti pensare di stare bene con gli altri se non conosciamo prima noi stessi? Fino a poco tempo fa si pensava che chi parla con se stesso fosse uno squilibrato. Oggi si sostiene esattamente il contrario. Perché il dialogo interiore, in chi lo pratica, migliora l'autostima e la consapevolezza del proprio sé; aiuta a riflettere e ad agire ponderatamente; offre serenità e migliora la relazione con

Jeans strappati

La moda che offende i poveri Non riesco proprio a rassegnarmi, è più forte di me. Ma vedere giovani che vestono con i jeans bucati praticamente per tutto l'anno scolastico, anche quando piove e fa freddo (ma loro sentono caldo) mi ripugna. Sarò all'antica, ma per fortuna mi sento ancora in buona compagnia, almeno tra i miei colleghi di lavoro. Perché da un breve  giro di opinioni, ho potuto constatare che non sono certo la sola a provare fastidio nel vedere, puntualmente ogni mattina, strappi in ogni dove. E la moda ormai si estende al femminile come al maschile. Ciò che mi disturba, soprattutto, è che questi ragazzi che si vestono come degli straccioni, ma sempre alla moda, hanno alle spalle famiglie che li seguono, e che assecondano ogni loro desiderio, persino quelli più costosi. Fino ad arrivare a spendere tanti quattrini per acquistare dei jeans già logori e vecchi, perché sono di moda. Questi sono gli effetti del consumismo, e della globalizzazion

Accogliere la realtà

Come la rena si lascia lambire dall'onda, senza opporle resistenza, così dobbiamo essere noi nella vita: presenti e resistenti, e poi...sia fatta la Tua volontà.. Accettare tutto ciò che ci accade, è questa un'altra maniera per essere felici.  Non per giustificare hegelianamente la realtà. Né per voler essere fatalisti. Semplicemente, per smussare il nostro ego smisurato, che ci porta a credere di avere potere su tutto. Ci sono cose che, pur volendolo, non dipendono dal nostro operato. E che non possiamo modificare. Il nostro potere di cambiamento non è illimitato. Dobbiamo accettare di doverci arrendere a tutto ciò che non possiamo controllare, e che non dipende da noi. In questo modo sapremo accogliere ciò che accade, con il senso della sua ineluttabilità. D'altra parte, nessuno può cambiare ciò che è stato. Pretendere di farlo significa voler lottare con i mulini a vento. Per non farci male, perciò, lasciamo andare le cose sulle q

Colori e frutti autunnali

Inizia oggi ufficialmente l'autunno. Molti sostengono che quest'anno farà il suo ingresso domani, 23 Settembre. Ma ormai ci siamo. L'Autunno è una stagione bella, calda, ricca di colori accesi: il rosso, il giallo, il verde, con tutte le loro sfumature.  Ci regala tanti buoni frutti della terra. La nostra tavola si pregia del profumo delle mele cotte, delle caldarroste, della zucca gialla. Festeggiamo Halloween, la Festa di Ognissanti, e commemoriamo i defunti. La stagione vede comparire i primi freschi, che ci ricordano che l'estate è proprio finita, e che è tempo di riprendere a lavorare a pieno ritmo. In questo periodo dell'anno si dorme bene, ed è piacevole, quando si può, rimanere a poltrire sotto lenzuola e coperte, ancora leggere. Un'attenzione particolare va rivolta alla dieta alimentare, perché in questo momento, mangiando di più, si rischia di mettere su qualche chilo, che avevamo eliminato con il movimento estivo.

Telefonia mobile

L'ultima rivoluzione Sulla scena sono comparsi altri tre gestori molto competitivi: Iliad (francese); Kena Mobile (versione low cost d ella italiana TIM); ho (versione low cost d ella anglo italiana Vodafone)   Che sia diventata una giungla è ormai chiaro. Anni fa esistevano solo alcuni gestori, per lo più italiani, che avevano privatizzato il traffico telefonico, costituendo la concorrenza per Telecom Italia, TIM, che è la versione attuale della vecchia SIP. Oggi le grandi aziende hanno figliato, ed è nata la versione low cost della TIM, Kena Mobile, più economicamente accessibile del gestore originale, progressivamente abbandonato nel tempo a favore di Wind o di Vodafone, ritenuti meno cari e più facilmente raggiungibili dai ripetitori, presenti ovunque, sul territorio nazionale. Successivamente anche questa capacità di ricezione si è andata modificando, dicono i clienti, a tutto vantaggio di V odafone, che pare "prenda" ovunque, persino in zone

Il potere dell'oblìo

Vendicatevi dimenticando. Non lasciate che la vostra storia possa, anche solo nel ricordo, distruggere il vostro presente e l'avvenire che immaginate per voi. Dimenticate tutto. E dimenticate lui... Mi rivolgo alle sopravvissute, perché le vittime non ci sono più, e non potrebbero mai leggere questo post. E quando parlo di sopravvissute non voglio intendere soltanto chi si è salvata da un probabile femminicidio. Perché, di fatto, le donne che subiscono quotidiana violenza non sono solo quelle che vengono fisicamente picchiate e ferite nel corpo, ma anche e soprattutto quelle sulle quali viene perpetrato l'abuso psichico, in una vita che diventa solo vegetativa, ma che non si può più definire pienamente tale. La donna abusata, nel corpo, come nello spirito, si spegne lentamente, e muore molto prima di essere materialmente uccisa dal suo compagno. Le cronache televisive, i programmi come Amore Criminale e Sopravvissute, ci raccontano proprio c

Riconoscimento

Abbiamo bisogno di essere riconosciuti, altrimenti siamo nessuno. Persino Gesù, nel Vangelo di Marco, chiede ai suoi discepoli "chi voi dite che io sia?". Gli risponde Pietro "tu sei il Cristo, Figlio del Dio Vivente". Ma non è la risposta in sé che conta. Ciò che importa è che ci sia qualcuno che sappia chi è Gesù, che lo riconosca. Così avviene per ciascuno di noi. Se c'è qualcuno che ci riconosce, quel qualcuno ci apparenta. Ci fa sentire come familiari, a casa. E noi sappiamo di avere radici. Di essere quel qualcuno per qualcuno. Il nome, il riconoscimento, è tutto. Come dire all'altro io so chi sei, perché mi appartieni. In qualche modo sei mio...

Vivere in vacanza

L'estate volge al termine, purtroppo, ma continua a fare molto caldo in città. In tanti, nonostante ormai gli impegni di lavoro della prossima settimana, approfitteranno per godersi una delle ultime domeniche fuori porta, in campagna, in collina, al mare o in montagna. Ma non bisogna perdere l'abitudine ad uscire. Perché la dimensione vacanziera non deve essere confinata alle giornate di sole, e può invece essere estesa ai momenti liberi, nel corso dell'anno, e con qualunque temperatura atmosferica. L'ideale sarebbe fare della propria vita una vacanza: amando il proprio lavoro; divertendosi nel farlo; coltivando hobby e passioni; mostrando piacere per le novità. In questo modo riusciremo a portare la nostra mente a rilassarsi ogni giorno, in quegli spazi di tempo che ci saremo ritagliati per curare i nostri interessi. E non avremo bisogno di fare continui viaggi, più o meno lontano da casa, per "staccare" con la quotidianità.

Il piacere della novità

Accetto tutto ciò che mi capita, anche di poter cambiare strada, perché non vado da nessuna parte, e non ho progetti sulla mia vita. Vivo giorno per giorno, così, senza programmare niente. E lascio che le cose accadano.  Non mi perdo nulla. Ma assaporo tutto come un bel bocconcino, che sa di nuovo. A tavola prediligo cibi diversi. Non mangio sempre le stesse cose. Per andare a lavoro seguo percorsi diversi, non faccio sempre la stessa strada. Evito di ripetere, ogni giorno, le solite abitudini. Mi invento qualcosa di nuovo. E sono curiosa di incontrare e conoscere gente diversa.  Non frequento sempre gli stessi amici, anche se ne ho di cari. Non faccio sempre le stesse cose. Se non voglio ottenere sempre le stesse reazioni. Cambio, me stessa, la compagnia delle persone con le quali mi trovo ad interagire, il contesto di intervento.  Almeno ci provo.

Non sono la mia storia

Un'altra strada per essere felici si percorre maturando la consapevolezza che, nonostante tutto quello che mi possa essere accaduto nel passato, io non sono la mia storia. Sicuramente posso aver vissuto la caduta, lo scacco, l'errore, la sconfitta, ma questi trascorsi,  oggi, non mi appartengono più. Essi hanno permesso che io diventassi ciò che sono, ma costituiscono anche un pesante bagaglio di pregiudizio di cui devo liberarmi, e che non posso portarmi dietro, se voglio essere davvero libera e felice. La storia personale, come quella dell'umanità, è un riferimento importante, per poter risalire alle radici. Nessun uomo può affrancarsene completamente. Altra cosa è vivere nostalgicamente abbarbicati al passato che, in questo caso, diventa una gabbia, e rende impossibile stare nel presente. Le radici comuni rappresentano la storia. Ma alla memoria deve sapientemente accostarsi l'oblìo, indispensabile per vivere nel presente. Per que

Fare pulizia

  Se voglio essere felice devo imparare a sbarazzarmi di tutte quelle cose, inutili zavorre, che non mi servono e che non uso più. Le nostre case sono piene zeppe di oggetti che abbiamo accumulato negli anni, e che custodiamo gelosamente, senza mai buttarli via. Fare pulizia significa alleggerire il peso che ci portiamo appresso, e che, insieme agli oggetti dismessi, rappresenta il passato di cui non riusciamo a liberarci. Così come faremo vuoto e spazio esteriormente saremo induttivamente in grado di liberarci delle scorie anche dentro. Il solo tempo che ci è dato per essere felici è il presente. Chi non riesce a vivere in questa dimensione dell’hic et nunc, perché non sa liberare le sue energie attuali, vive ancorato nel ricordo nostalgico di ciò che non è più, ed è costantemente preda dell’ansia per ciò che non è ancora. Un esercizio utile potrebbe essere quello di buttare via ogni giorno qualcosa che non ci serve più, alleggerendo il p

Condividere l'umano

Ogni esperienza di condivisione è un'esperienza di felicità. Esco da me, incontro l'altro, ritrovo me stessa in lui, con le mie fragilità, la mia imperfezione, il mio bisogno di complementarietà e di completezza.  E, nell'accettare il mio limite, sono felice di essere in compagnia.  E non mi sento sola.

Accettarsi e agire per essere felici

Prima di tutto è necessario che io impari ad accettarmi così come sono, osservando i miei stati d'animo, senza giudicarli. Voglio osservare me stessa dal di fuori, voglio guardarmi vivere, senza pregiudizio. Io vivo, io accado, e questo è tutto. Esisto, semplicemente. Vivo, semplicemente. E, per esistere e vivere, io agisco. Esistere ed essere vuol dire vivere, cioè fare qualcosa. Ma, per lasciarsi andare alla vita è necessario: 1) pensare meno 2) agire di più 3) essere operativi (nel contesto e sugli altri) Facendo qualcosa io sto vivendo la mia vita, e cambio, nel contempo, la realtà che mi circonda. Quando agisco accresco la mia autoefficacia, e miglioro l'autostima. Sento che posso farcela e che sono capace. Per questo devo provare.

Cosa fare per essere felici?

  Smettere di essere forti Ho bisogno di te Chi è forte ce la fa comunque anche da solo. Ma da soli non è possibile essere felici. La strada verso la felicità è: 1) non cercare più la perfezione 2) abbandonarsi alle proprie debolezze 3) accettarle per quello che sono Questa è la felicità.

Soli o in compagnia?

Insieme si è più felici Un altro mito che bisogna sfatare, se si vuole essere felici, è quello dell'autarchia stoica del vecchio saggio, pago e soddisfatto di se stesso, che vive chiuso nella sua torre eburnea. Non si può essere felici stando soli. Né, tanto meno, vivendo in una condizione di isolamento, che ci priva del contatto umano con i nostri simili. Per essere felici abbiamo bisogno di stare insieme. Di guardarci, di ascoltarci, di sentirci, di toccarci. Persino di annusarci. Di costruire e nutrire relazioni sociali, fatte di amicizia, rispetto, tolleranza, fraternità, e amore. Per essere felici abbiamo bisogno di essere amici, padri, madri, sorelle e fratelli, figli. Abbiamo bisogno di essere e di fare comunità. Abbiamo bisogno di dialogo e di condivisione, di comunicare e di comunicarci agli altri.

Il Locus of Control

Il Locus of Control può essere interno o esterno Se la felicità dipende dalle cose, dalle situazioni e dagli altri, il locus of control è esterno, e in balìa delle emozioni del momento. Se è interno, essere felice non potrà che dipendere da me. Il controllo interiore mi garantisce equilibrio e stabilità, indipendentemente da ciò che mi accade attorno. Se il luogo della mia felicità è dentro di me, posso ritrovarmi in quel luogo tutte le volte che lo desidero, riscoprendo anche la pace, la serenità, l'equilibrio, e la felicità stabile, che non muta al mutare della situazione del momento.

In che cosa identifico la felicità?

Spesso identifichiamo lo stare bene, nel senso di "essere felice", con alcuni oggetti del desiderio: 1) le cose (e il loro possesso) 2) il divertimento e le situazioni (dunque l'ambiente e il piacere che ne è legato) 3) l'equilibrio interiore (inteso come armonia della psiche) Bisogna, perciò, domandarsi "in cosa identifico la felicità?" Nel primo caso lo stare bene discende dal possesso di determinati oggetti ai quali affidiamo la felicità. Nel secondo siamo dipendenti dalle situazioni e dalle condizioni ambientali, dal piacere che ne deriva, e dunque dagli altri. Nel terzo la felicità scaturisce dall'armonia interiore della nostra psiche che, quando è in pace e in equilibrio con se stessa e con gli altri, oltre che con la realtà esterna, è causa di serenità e di benessere stabile e duraturo.

Alla ricerca della felicità

"Sono stanca di essere forte e di essere forte da sola"... Da sempre i filosofi hanno cercato la via per essere felici.  Siamo nati per stare bene con noi stessi, non per torme n tarci con false idee. Perciò, lo scopo della ricerca esistenziale è " Come posso essere felice? " . "Come posso essere felice" è anche lo scopo della filosofia, oltre che la sua prima domanda di verità. Non esiste "vero" che non coincida con questa ricerca attorno all'umano.