Monumento delle scarpe
A Budapest, sulla riva del Danubio, dalla parte di Pest, sorge un Monumento delle Scarpe, edificato dal regista Can Togay e dallo scultore Gyula Pauer nel 2005, in memoria degli Ebrei ungheresi uccisi dal Partito dei Miliziani delle Croci Frecciate, collaborazionisti dei gruppi nazifascisti all'epoca della Seconda Guerra Mondiale.
Negli anni della Resistenza, dal 1943 al 1945, in un estremo tentativo di reagire alla sconfitta e alla fine del regime, Le Croci Frecciate di Budapest interruppero la deportazione degli Ebrei nei campi di sterminio, effettuata in seguito ai rastrellamenti, per eliminare in loco i loro nemici.
Il Danubio divenne, così, un triste scenario di morte, perché messi in fila, a partire da gruppi di tre alla volta, e dopo avergli fatto togliere le scarpe, in quanto ogni cosa appartenuta agli Ebrei poteva essere riciclata, questi venivano fatti cadere nelle fredde acque del fiume, uno dopo l'altro, trascinati dal corpo esanime del primo della fila, finito con un colpo di pistola alla nuca dai nazifascisti ungheresi.
L'opera, realizzata interamente in bronzo, è perfetta nella sua esecuzione, in quanto le scarpe che sono ivi rappresentate sembrano vere, e persino scambiate nel colore del cuoio esposto alle intemperie dei rigidi inverni, e delle calde estati.
Fa impressione pensare che non si tratta solo di finzione artistica, sapendo che quanto è lì visibilmente espresso testimonia anni di ferocia e di odio razziale, che portarono alla morte ben sei milioni di Ebrei, provenienti da ogni parte d'Europa.
Nelle scarpe in bronzo, e attorno e fuori di esse, si possono notare bigliettini con dediche e pensieri, e molte pietre. Gli Ebrei, difatti, usano portare sassi, e non fiori, per commemorare i defunti, ritenendo che il fiore appassisca, mentre la pietra si conservi intatta a raccontare la memoria. Perché il ricordo non può estinguersi come neve al sole, ma deve mantenersi intatto e puro, nella storia umana per l'eternità.
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