Avrò cura di te
Un libro che si legge tutto d'un fiato, e che tutte le figlie dovrebbero leggere. Perché la vecchiaia di una madre non può lasciare indifferente una figlia amorevole e tenera, e coinvolge profondamente anche il suo vissuto.
La figlia deve prestare aiuto, ma ha, a sua volta, un immenso bisogno di aiuto e di conforto, nella sua vita che rischia ogni giorno la solitudine del diventare grandi. Che vuol dire dover tornare a nascere ancora, ma questa volta, purtroppo, senza avere genitori.
Sto leggendo, in questi giorni, un bel libro di Sophie Fontanel, edito nel maggio del 2011, dal titolo Avrò Cura di Te, che ho scoperto soltanto di recente, grazie ad un consiglio di lettura di uno dei miei due figli, Enzo.
Il libro è scritto da una giornalista francese, donna in carriera che, ad un certo punto della sua vita, si trova a dover affrontare, quasi del tutto in solitudine, la vecchiaia della madre, sempre molto attiva e combattiva, prima di essersi dovuta arrendere agli acciacchi e alle problematiche relative alla tarda età.
Tra badanti, cadute ripetute, ricoveri in ospedale e, infine, casa di riposo, Sophie si barcamena alla meno peggio con le condizioni oggettive di salute della sua genitrice, ma anche con i momenti di tristezza e di sconforto, comprensibili in chi è stato sempre abituato a cavarsela da solo e deve, da un momento all'altro, rinunciare forzatamente alla sua libertà di azione, per cedere il passo alla dipendenza dalle cure e dalle persone che se ne occupano.
La solitudine è uno stato d'animo, piuttosto che una condizione oggettiva. Molti la soffrono, pur in mezzo alla gente, ed essendo circondati di persone che amano e da cui sono amati. Altri vivono da soli, e lamentano di avere poco tempo a disposizione per se stessi, perché presi da impegni e occasioni sociali che impediscono loro di sentirsi soli. Anche leggere un buon libro può essere di compagnia. Circondarsi di gente con cui si ha poco da condividere provoca, invece, solitudine ed estraniamento.
Eppure la mamma di Sophie lamenta la solitudine nei giorni di festa, e si sente inutile, perché così percepisce la sua esistenza nell'isolamento della casa di riposo dove sua figlia ha deciso di farla soggiornare dopo aver preso atto dell'impossibilità di lasciarla a casa sua, sebbene confortata dalle cure di più badanti.
Un libro che fa tenerezza, questo della Fontanel, perché scritto con cuore di figlia, che ama sua madre e che soffre, insieme a lei, ogni suo passo verso la morte.
Un libro quanto mai attuale e vero, perché è difficile essere donna in carriera e prendersi cura dei propri cari, quando ne hanno davvero bisogno. Realistico, perché rappresenta, col dolore e la compassione che solo una figlia può provare, al vedere invecchiare sua madre, il dissidio interiore tra il desiderio di essere ancora pienamente donna, con un lavoro soddisfacente, le proprie passioni e gli amori dell'età matura, e il sentimento amorevole della figlia di fronte al genitore ormai anziano, che si fa piccolo e tenero come un bambino, che dimentica, che cade, che non sa più badare a se stesso in modo autonomo.
Un libro che si legge tutto d'un fiato, e che tutte le figlie dovrebbero leggere. Perché la vecchiaia di una madre non può lasciare indifferente una figlia amorevole e tenera, e coinvolge profondamente anche il suo vissuto.
La figlia deve prestare aiuto, ma ha, a sua volta, un immenso bisogno di aiuto e di conforto, nella sua vita che rischia ogni giorno la solitudine del diventare grandi. Che vuol dire dover tornare a nascere ancora, ma questa volta, purtroppo, senza avere genitori.
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