Ragazzi cattivi
Avete letto il caso del sessantaseienne di Manduria, affetto da disturbo psichico, e bullizzato dai ragazzi del quartiere? Sono quasi tutti minorenni, e provengono da quelle che si definiscono "buone famiglie". Dalle loro dichiarazioni emerge che importunavano "il pazzo" perché si annoiavano.
Il malcapitato era giunto al punto di non poter più uscire di casa, nemmeno per procurarsi da mangiare. Non contenti, i bulli lo inseguivano fin dentro la sua stessa abitazione, violando il domicilio privato, e rendendolo oggetto di scherno e di rappresaglie continue e prolungate.
Si dice che tutti sapessero ma che, fino alla denuncia che purtroppo non ha salvato la vita al poveraccio, nessuno abbia mosso un dito, o sollevato la voce in sua difesa.
Ecco la società del menefreghismo, dove ognuno pensa per sé, che uccide per noia, per omertà, per indifferenza.
Chiediamoci come sia possibile che da "buone famiglie" vengano su questi ragazzi cattivi, cinici e vigliacchi.
Domandiamoci di cosa discutano in famiglie come queste i figli con i propri genitori, e cosa impedisca loro di accorgersi della mala pianta che sta crescendo in casa.
Interroghiamoci sul "tutti sapevano ma nessuno ha fatto niente" dei vicini di casa, della gente del paese. Sul ruolo degli assistenti sociali, del parroco, degli agenti di polizia locale, e della comunità tutta intera.
Riflettiamo sul ruolo dell'empatia e su dove possa portare la mancanza di sensibilità di una cittadinanza che prescinde da quella credendo di poterne fare a meno.
Dopo di che, il poveraccio è morto agonizzante. Ma le vite di quei ragazzi sono state spezzate e distrutte per sempre. Complici i genitori che, ancora una volta, vogliono difendere i propri figli, sostenendo che non sono dei mostri, ma che hanno fatto solo una ragazzata.
Peccato che quella ragazzata sia costata la vita di un altro essere umano, al quale quei ragazzacci di strada non hanno pensato, mentre con estrema spregiudicatezza gli facevano violenza.
Poveri ragazzi cattivi, e poveri noi, che dobbiamo difenderci anche dalla superficialità, dal vuoto assoluto di ogni valore umano, dal nulla, dall'abisso che sono insieme alle loro famiglie "per bene".
Interroghiamoci, ma profondamente, sul ruolo delle comunità, che sanno tutto, vedono, sentono, e tacciono per troppo tempo. Fino all'amaro epilogo.
Perché anche quei silenziosi spettatori sono complici di una morte assurda proprio perché estremamente oscena nella sua teatralità.
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