Sale d'attesa


Nonostante il ricorso al sostegno psicologico e clinico sia molto più sdoganato, oggi rispetto a ieri, devo ancora constatare che una donna si vergogna di andare dallo psicologo più che dal ginecologo. Me ne rendo conto quando negli studi medici incontro persone che conosco, e verifico il loro imbarazzo, arrivando al punto di non salutare, fingendo di non avermi riconosciuto. 


Se la sala d'attesa è quella del ginecologo ci si saluta cordialmente, anche con una certa empatia, riconoscendo il bisogno che proviene dall'essere entrambe lì. Ci si parla, informandosi reciprocamente del proprio stato di salute. E ciò accade anche con chi non si conosce, per quella innata complicità femminile che ci fa sentire solidali, davanti ai problemi di salute.

Solidarietà che, puntualmente, scompare d'incanto se ci si trova in un luogo di visita dove operano gli addetti alla salute mentale, diciamo così.

Eppure, oggi, vanno tutti dagli psicologici, giovani e vecchi, sin dal periodo adolescenziale.

Ma il pregiudizio sociale persiste, e lo stigma pure.

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