Mark Caltagirone e i fake virtuali


Dall'ideale al reale

Pamela Prati rimane sola e dannata


Alla storia di Pamela Prati, che aveva un fidanzato virtuale invisibile, senza sapere che tale fosse, non ci crederò mai. Non credo, cioè, alla buona fede di queste persone - manager della show girl comprese - che, a mio modo di vedere la cosa, soltanto per farsi un'enorme pubblicità attorno, hanno creato personaggi fittizi, prendendo online le foto di gente reale, e costruendoci sopra storie degne di un bravo romanziere. 

I protagonisti della squallida vicenda, compreso due povere vite innocenti, sono stati calati, a loro insaputa, in una trama parallela, quello che si dice in gergo second life, senza avere alcuna cognizione di causa, ma credendo di essere stati chiamati a fare un provino - il bambino, in particolare - per poter poi diventare il protagonista di una telenovela, che pensava di stare girando, quando recitava la parte del figlio malato di Pamela Prati e Mark Caltagirone, l'uomo invisibile. 

Ed è proprio qui che si sposta un po' troppo oltre la sottile linea immaginaria tra mondo reale e identità virtuale. Tra realtà e immaginazione. Fino a confondere, pericolosamente, i due piani e livelli. 

Truffa e aspetti criminali della vicenda a parte, mi sembra che qui si siano orribilmente frapposte le differenze tra ideale e reale, portando nella realtà un mondo creato fittiziamente da chi aveva un evidente interesse perverso a manipolare i copioni di persone vere, inconsapevolmente diventate i burattini di una vicenda costruita ad hoc per farsi pubblicità. 

Tutto questo per dare vita ad un mondo parallelo e fittizio - che molti credevano effettivamente esistente - fatto di vite e relazioni sociali, familiari e amichevoli, tra profili virtuali di false identità, che comunemente si dicono fake.

Una storia surreale, che vede protagonista una donna sola al comando, bella e dannata, ma così tanto infelice da dover credere che la fantasia possa in qualche modo superare la realtà. 

Una vicenda triste e sospesa a metà tra la follìa del ritenere realtà ciò che reale non è, e la criminalità dell'inganno e della frode, quando ci si appropria di identità altrui per farle muovere su un palcoscenico virtuale, giostrandole come si vuole, senza alcun rispetto per la libertà, e l'altro, che lungi dall'essere considerato un essere umano e una persona, viene cosificato dietro un'immagine che gli viene costruita sopra.

Gente che ha sbagliato mestiere o che, forse, non è riuscita ad imporsi, nel mondo dello spettacolo, come regista, accontentandosi di dover fare altro.

Peccato, però, perché obiettivamente è un po' tardi...

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