Mamme dei maschi
Oggi mi sento di spezzare una lancia a favore di tutte le mamme dei maschi - le cosiddette suocere - che sono costrette ad ogni costo ad accettare le donne, compagne dei propri figli.
E quando dico accettare, intendo dire anche ospitare in casa propria, frequentare, vedere ed incontrare, persino con le reciproche famiglie, nelle occasioni di rito e nelle feste comandate.
Capisco che i rapporti di buon vicinato, ed il galateo, suggeriscono di fare così, e di mantenere un'equidistanza dalle situazioni e dalle persone che meritano tutte, a prescindere, il rispetto e la buona forma (intendo qui saluti e auguri, quando fosse il caso) della reciprocità e disponibilità umane.
Il problema nasce, invece, quando sono proprio i figli in coppia a pretendere di intavolare con le proprie mamme un rapporto molto stretto, imponendo a tutti i costi una presenza che, magari, non è proprio del tutto gradita alla genitrice, per i più svariati motivi.
D'altra parte il placet della mamma conta ormai assai poco. Ma credo che ciascuno si debba anche riservare il diritto di incontrare chi vuole, e allo stesso tempo di tenere a distanza chi non desidera incontrare e frequentare più di tanto.
Difatti, se nei rapporti reciproci valgono comunque le regole della buona educazione, sconosciute ahimé dalle nuove generazioni, che si muovono come elefanti in una cristalleria anche quando non sono a casa loro (altro che ingresso in punta di piedi); le buone norme della cura e del benessere della persona umana suggeriscono anche di tenere lontane dalla propria vita quelle persone con le quali i punti di incontro si sono rivelati nel tempo assai pochi.
Un discorso molto egoistico e, diciamolo pure, di grande opportunismo, da parte dei figli, pretende invece di imporre ai genitori la compagna - "che viene con me perché è la mia ragazza" - ma nello stesso tempo di giustificare le sue notevoli mancanze, nei confronti della famiglia di lui, con l'argomentazione che "non c'entra niente lei, con voi, che non siete ancora la sua famiglia".
A prescindere dal fatto che ho fatto abbondante esperienza di queste trappole dialettiche, che, nella sostanza, si dimostrano tutte delle ingannevoli argomentazioni - perché chi si comporta in maniera poco rispettosa all'inizio di una relazione, continuerà a farlo anche dopo (se sei educato lo sei sempre, non a seconda delle circostanze), per cui il buongiorno si vede dal mattino...non capisco perché la mamma dovrebbe farsi carico di tutti i doveri, nei confronti del figlio e dell'estranea che porta a casa; mentre lei, l'estranea, può sentirsi esonerata da ogni forma di rispetto e di educazione, "perché non è della famiglia".
A queste ragazzine che non sanno nemmeno dove abitano l'educazione ed il rispetto, vorrei dire che "se non si sentono della famiglia, possono fare tranquillamente a meno di frequentarla", aggiungendo che allontanare i figli maschi dalle rispettive madri non giova a nessuno, e alla lunga nemmeno a loro. Avranno il tempo di accorgersene.
Intanto, che pensino a fare le "fidanzatine" senza assumere ruoli che non sono loro propri. Di mamma ce n'è una. Anche quando, purtroppo, non ci sarà più.
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