Orario docenti


Sto leggendo il bel numero di MicroMega dedicato alla scuola, e ho notato che, fino ad ora (sono arrivata quasi a metà della pubblicazione) manca un articolo sull'orario scolastico dei docenti, e sulle relative problematiche dei numerosi postulanti, che esso innesca ogni anno. Perché esiste una vera e propria dialettica, nelle scuole, sull'orario scolastico e la sua organizzazione interna, tanto che da qualche anno i presidi affidano l'incarico ad un docente di matematica e fisica, che sappia anche giocare con i programmi ad hoc, in giro sul mercato.

Credo ormai anche io, dopo molti anni di insegnamento nelle scuole secondarie superiori, che quella di fare l'orario scolastico dei docenti sia un po' una scienza empirica, che deve accordarsi con le esigenze della didattica, e con quelle di alunni e insegnanti, senza far torto a nessuno. Tanto che, tempo fa, un mio collega di matematica e fisica, che era incaricato, nel suo liceo, di fare l'orario, mi diceva di utilizzare un apposito programma per computer, che, in qualche modo, contribuiva a mettere insieme le varie indicazioni, incastrando, in maniera "scientifica" discipline e docenti, dal lunedì al sabato.

Fare l'orario docenti, sarebbe, perciò, una scienza quasi perfetta se, come sempre accade, non intervenissero le numerose richieste personali di colleghi che hanno costantemente qualcosa da recriminare, per motivi individuali e non.

Questi postulanti, che generalmente affollano le stanze della vicepresidenza, o che sono soliti rincorrere il collega deputato all'opera organizzativa, sono disposti a fare crociate per una prima ora, o un "buco" in più del necessario, stressando il malcapitato di turno, fino a quando le ore non quadrino perfettamente con le sue esigenze familiari.

Al contrario, esiste ancora gente che non chiede, perché si affida alla competenza, alla serietà, e alla professionalità di chi sta lavorando per la scuola tutta.

Indipendentemente dalle richieste dei singoli, penso che un orario scolastico debba rispettare alcune buone prassi di convivenza comune: non dare sempre la prima ora, né l'ultima ora di lezione, alle stesse persone; evitare che ci siano casi di orario pieno, e casi di orario con numerosi "buchi"; non concentrare l'orario di lezione, spalmandolo tutti i giorni dalla prima all'ultima ora; assegnare la giornata libera del sabato a rotazione, e non sempre agli stessi colleghi, che hanno il sabato libero da quando hanno iniziato ad insegnare. Queste poche norme di buon senso, ma anche di rispetto reciproco, e di buona educazione, se vogliamo, dovrebbero essere valide per tutti, a prescindere da chi vada a chiedere il favore e da chi se ne astiene, con molto garbo. 

Ovviamente, in tutto ciò, vanno tenute in debito conto le esigenze, reali, di tanti che sono costretti a curare genitori anziani, figli piccoli, o portatori di handicap, all'interno delle loro famiglie. O, peggio, che sono personalmente afflitte da serie problematiche di salute personale.

Ciononostante, bisogna, purtroppo, constatare che le cose non procedono mai in questa direzione. E vi sono persone che si trovano a scuola ogni giorno alla prima ora, e ci restano fino all'ultima con tre/quattro "buchi" settimanali, dei quali, almeno uno poteva essere evitato. Anche perché, le stesse persone, pur mettendosi a disposizione, nell'ora libera, per le supplenze, sono sistematicamente rimpiazzate da altri colleghi, quando la supplenza da espletarsi sia coincidente, nel tempo, con la messa a disposizione di più docenti.

Organizzare e coordinare il lavoro di una scuola non è affatto facile. Ci vogliono competenze, buon senso, capacità di ascolto e di comprensione, e relazionali. Tanto self control insieme a polso fermo, lucidità e diplomazia. Ma, soprattutto, è necessario dare prova di molta sensibilità e intelligenza umane, per affiancare i docenti nel loro difficile compito di insegnamento e di formazione. E tante volte un pizzico di amorevole pietas per le esigenze affettive ed emotive dell'altro potrebbe costituire quel quid pluris che fa la differenza, anche tra colleghi.

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